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Films Partenope

La Partenope Film di Napoli fu fondata nel 1907 da Roberto Troncone che, sin da giovane, mostra grande interesse per lo studio delle immagini in movimento e la sperimentazione di nuove tecniche di ripresa.

Sostenuto nelle sue iniziative dai fratelli minori Guglielmo e Vincenzo, Roberto investì i suoi primi risparmi nell’acquisto della macchina da presa Lumière, con la quale si appresta a girare, nel 1898, il suo primo cortometraggio, dal titolo Ritorno delle carrozzelle da Montevergine, rimasto famoso nella storia della cinematografia.

A tale produzione ne seguirono delle altre, ma il vero successo giunse con il documentario riguardante l’eruzione del Vesuvio del 6 aprile 1906. Roberto, a quel punto, vincola i propri guadagni nell’affitto di un attico in via Solimena al Vomero, che diventa il primo teatro di prosa del cinema italiano. Da qui ha inizio il breve ma intenso percorso cinematografico della Partenope Film di Napoli, a cui fecero seguito notorietà, benessere economico e l’ acquisto di due sale di proiezione, la Troncone e la Elgè.

La fama della casa cinematografica fu dovuta, oltre all’ingegno e alla creatività di Troncone, anche all’amicizia con noti personaggi del tempo come Roberto Bracco, famoso scrittore e drammaturgo napoletano, o come Francesca Bertini e Raffaele Viviani, attori che prestarono i propri volti in cortometraggi quali Primavera di lacrime, lei, e Testa per Testa, di cui fu anche autore, lui.

A tutto cia fa da scenario la città partenopea che non potè non essere essa stessa fonte di ispirazione con le sue vedute, il suo folklore e la sua arte, sia musicale che teatrale.

Con gli anni, Roberto tenta d’essere sempre a passo con i tempi, i film da 250 metri divennero di 1800, ed il vero trionfo della Partenope Film giunse con la proiezione, nel 1914 presso il Salone Margherita, di Funeste che lucive, liberamente ispirata ad un antico canto popolare siciliano, in cui si narrava un amore tradito.

Di lì a poco, però, la vita della Partenope volse verso il declino: l’arrivo dei kolossal americani, la concorrenza nazionale, la censura e la rigidità del regime fascista, il mutamento di gusto e gli investimenti sempre più inaccessibili smorzarono, sul finire degli anni Venti del Novecento, ogni euforia.

Stefania Gentile