Giorgio Sommer
Nato a Francoforte sul Meno il 2 settembre 1834, Giorgio Sommer inizia, appena ventenne, a praticare a livello professionale l’arte della fotografia, diventando uno dei maggiori protagonisti in questo campo.
Svolse il suo apprendistato presso la ditta Andreas & figli di Francoforte, ma poco si sa dei suoi esordi. Risale al 1880-1890, l’incarico affidatogli dalla Confederazione Elvetica di documentare la configurazione orografica del paese svizzero, in previsione dell’apertura di nuove strade ferrate.
La sua carriera prosegue in Italia nel 1857, prima a Roma poi a Napoli dove resta stabilmente sino alla sua morte. Qui, la fama fu tale da indurlo ad aprire ben quattro ateliers fotografici nelle zone commercialmente privilegiate di Napoli, come via Chiaia n° 168, via Monte di Dio n° 4 e n° 8 ed infine piazza della Vittoria.
Nel 1860 si unisce in società con il fotografo Edmondo Behles (legame scisso nel 1867) e l’uno a Napoli, l’altro a Roma, in via Mario dei Fiori n° 28, produssero incantevoli ‘souvenirs’ fotografici per i tanti viaggiatori dell’epoca.
L’arte di Sommer, pervasa da uno straordinario senso della composizione e fortemente sostenuta dalla tradizione incisoria del tempo, si presenta poliedrica nelle tematiche ritratte: dal reportage sociale alla grandezza eroica dell’arte antica.
Numerose, infatti, le immagini di costume, di mestieri ambulanti e di abitudini di vita dei ceti popolari, in cui emerge la veste pittoresca di una vita quotidiana brulicante e chiassosa.
Così come frequenti sono gli scatti aventi per oggetto i mutamenti urbani di Napoli, il cui Risanamento aveva portato a maturazione quelle contraddizioni già emerse a partire dall’Unità d’Italia.
Altro tema ritratto fu l’eruzione del Vesuvio del 1872, documentato non solo nel suo aspetto più spettacolare ma anche nelle sue conseguenze rovinose ed infine Sommer non si sottrasse all’interesse turistico, riflettendo nelle sue opere d’arte il mito della ‘bella Italia’, senza tralasciare le peculiarità tipiche del suo stile.
L’Ottocento fu il secolo del Grand Tour! Nobili e ricchi borghesi viaggiavano per lunghi periodi, compiendo tour cosmopoliti alla ricerca di storia, di arte e di istruzione. L’attenzione era rivolta principalmente all’Italia, paese del sole, del mare e dell’arte antica, ma cosa più importante che ogni tappa andava obbligatoriamente commemorata!
Fu tale circostanza a spingere molti artisti e fotografi a trasferirsi nelle principali città con l’intento di dare inizio a nuove attività commerciali.
Nel caso di Sommer, attratto dalla grandezza eroica delle rovine antiche, le splendide immagini di Pompei e di Ercolano lasciano trasparire luoghi e tempi di un’Italia che non esiste più. I panorami assolati e le vedute di genere rivelano un passato dal sapore romantico e, al contempo, velato di nostalgia.
La sua attività fotografica gli procura, infine, diversi riconoscimenti internazionali: nel 1865 ebbe in consegna una medaglia d’Oro da Vittorio Emanuele II; nel 1867 gli fu consegnata da Napoleone III, in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi ed infine una onorificenza da Carlo del Wuerttemberg negli anni Settanta.
Attraverso la sua arte, Giorgio Sommer documenta i tesori di tante regioni, e fu uno dei primi fotografi ad ottenere un marchio, una casa editrice ed una fiorente vendita sul mercato. La sua ricca e brillante carriera si concluse a Napoli nel 1914, anno della sua morte.
Il fondo Sommer custodito nelle sale storiche dell’Archivio Parisio è costituito complessivamente da oltre mille carte de visite per 173 soggetti diversi e da 47 positivi originali all’albumina incollata su cartoncino.
Stefania Gentile